Troveremo il tempo di aprire le menti?
Ripubblico, rinvangando tra gli scatoloni virtuali delle mie memorie, un post di 4deafs.blogspot.com che pubblicai il 25/5/2011. Tre anni fa. Ma oggi più che mai lo sento molto attuale.
Quello che vado ripetendo da giorni è che tira una brutta aria. E non è una frase fatta, di quelle che si buttano lì per sdrammatizzare.
Tira proprio una brutta aria: non mi preoccupa il periodo di crisi finanziaria (si spera vada come i biblici sette anni di vacche magre che si alternano con altrettanti di vacche grasse), non mi preoccupano le beghe politiche (per quanto più o meno aspre siano rispetto al passato, ci sono sempre state nella storia repubblicana).
Mi preoccupa questa tendenza pressoché quotidiana al monoculturalismo forzato: l’impressione è che tutto ciò che non sia inviso dalla maggioranza (non necessariamente politica, ma anche numericamente parlando, contando le semplici teste in un contesto generale) deve essere messo a tacere o quanto meno minimizzato, con ogni mezzo. Non so in altre parti in Europa e nel mondo quale sia la tendenza in questo campo ma l’impressione è che in Italia se non sei normodotato non devi pretendere nulla di più rispetto agli altri, rispetto a quello che hai già.
“Sei già portatore di diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi vigenti: che ti lamenti?”
Talvolta l’impressione è che si chieda veramente troppo quando qualcuno si azzarda a rivendicare rispetto o attenzione. La differenziazione culturale spaventa. Badate bene: non parlo solo di disabilità ma anche di confronto con altre culture.
Altre volte si ha l’impressione di essere razzista o che il pensiero comune sia di stampo razzista. Non è proprio così. E’ un problema a mio avviso molto più sottile. La paura del diverso, del non aspettato, del non comune fa sì che sia, a prescindere, non voluto, non accettato. Non è odio nei confronti della diversità (salvo taluni casi…) ma credo sia più una concezione di distacco, di paura di esserne contagiati, di sentirsi anche sbagliati o inadeguati. Spesso non conta la propria opinione, anche favorevole, piuttosto il sentire comune al quale ci si deve subito adeguare, pena l’autoemarginazione con gli annessi e connessi. E’ anche questo ciò che mi preoccupa: il valore della propria opinione che viene sminuito.
Riporto le esatte parole dell’onorevole Rocco Buttiglione, come si evince dalla trascrizione del dibattito disponibile nel sito della Camera:
“l’effetto vero che questa legge potrebbe avere, anche al di là delle intenzioni dei proponenti, sia quello di promuovere l’omosessualità come stile di vita in Italia. C’è una grande differenza tra il promuovere l’accettazione e l’integrazione degli omosessuali e il promuovere la diffusione di uno stile di vita omosessuale”.
Stile di vita omosessuale?
Riporto pure le parole dell’On. Stracquadanio, sempre dalla stessa trascrizione:
“Provo soltanto a leggere quello che scrisse sempre Pietro Ostellino in un articolo del 19 gennaio 2011, quando nel pieno della polemica sulle private frequentazioni del Presidente del Consiglio, ebbe il coraggio di dire che una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia, per dir così, partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per godere di un’indulgenza all’esame o al capo ufficio per fare carriera. Aver trasformato in prostitute delle ragazze che frequentavano casa Berlusconi, dopo aver intercettato le telefonate e fatto perquisire le abitazioni, non è stata soltanto un’operazione giudiziaria bensì anche una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto eventualmente uso del proprio corpo.”
Quindi perché il mondo ne è pieno allora quel comportamento è uno stile di vita?
Riporto infine le parole tratte dall’intervento dell’On. Capitanio Santolini:
“Il mio orientamento sessuale è eterosessuale, altri hanno un orientamento omosessuale, altri poligamico, altri pedofilo. In qualità di vittime di discriminazioni e violenze cadiamo tutti sotto la tutela di questa legge o no? Se si vogliono tutelare soltanto gli omosessuali e i transessuali bisogna esplicitarlo e non rimanere in una espressione che può portare ad esiti paradossali.”
La pedofilia è un orientamento sessuale?
Sono messaggi di persone che decidono e legiferano per noi. Questione di punti di vista, certo…
Peccato che questi punti di vista influenzino anche la gente comune. Tanto per fare due esempi, L’università Bocconi di Milano in questi giorni è stata teatro di due episodi poco edificanti: l’aggressione verbale ai danni di uno studente omosessuale e scritte omofobe sui poster di un convegno, “Uomini che amano le donne”. Scritte del tipo: “I froci si curano a Zyklon b” (il gas usato nei campi di sterminio nazisti) e “L’hiv la vostra punizione”, non possono passare per goliardate. È forse un segnale che qualcosa si è rotto, o si stia rompendo nei delicati equilibri della convivenza sociale. È molto pericoloso minimizzare simili episodi.
Si parla tanto di intercultura ma molti pensano che per sentirsi interculturali sia sufficiente ospitare per una settimana uno straniero. Non è così, è evidente che non è così. Per sentirsi tali, bisognerebbe prima aprire le menti e cogliere il punto di vista dell’altro, anche se va in direzione contraria rispetto alla nostra, anche se si comporta diversamente da noi, anche se pensa diversamente da noi. Ma il diverso spaventa… I disabili, gli stranieri, gli omosessuali, i transessuali, i meridionali e via elencando…
Ho già scritto altrove nel mio blog in merito alla proposta di modifica del disegno di legge n. 286 per la piena promozione delle persone sorde. Pertanto evito di ripetermi…
Aprire le menti… peccato che in questo periodo sembra che non ci sia tempo per farlo…
update del 9/8/2011: questo articolo è stato postato anche su www.agoravox.it