Elise Roy e il Design Thinking.
Sono sempre stato un grande appassionato di TED, un immenso e multidisciplinare contenitore di idee, di progetti e di condivisione nell’ambito di tecnologia, divertimento e design. Se cercate nel motore di ricerca di questo sito “TED” troverete anche altri articoli che ho condiviso in passato. Mi sono imbattuto in questo intervento di Elise Roy sul Design Thinking dal titolo: «Se progettiamo per la disabilità, ne beneficiamo tutti!» durante il TEDX Midlands tenutosi a settembre 2015 . Voglio condividerlo con voi.
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Chi è Elise Roy? È un’avvocatessa leader di un ONG, specializzata in diritti umani. Ha conseguito un master in social design ed ha collaborato con l’ONU per la redazione della Convenzione Internazionale sui diritti dei disabili. Ma soprattutto è una persona sorda.
Passerò per anarchico rivoluzionario ma ho sempre sostenuto che la sordità sia solo una condizione. Dal momento in cui la accettiamo siamo in grado di viverla positivamente. Fino a quando non ce lo fanno notare, non ci manca nulla. Tutto possiamo fare tranne sentire. Questo concetto è ben sintetizzato nelle parole iniziali di Elise: «perdere l’udito è stato uno dei doni più grandi che abbia mai avuto». Lei non è stata piangersi addosso. Grazie a quanto imparato sulla propria pelle si è costruita un percorso per migliorare lo stile di vita. Ha abbracciato la filosofia del Design Thinking: un modo di progettare partendo da diverse prospettive. Ripercorriamo i 5 passi che Elise spiega molto bene:
1) Definire il problema avendone ben chiaro i contorni ed individuarne l’origine;
2) Osservare la gente mentre è alle prese con il problema ed entrare in empatia con loro per capire i loro reali bisogni;
3) Iniziare un processo di brainstorming per individuare una soluzione che risolva il problema a sempre più persone;
4) Testare continuamente il prototipo e migliorarlo fino alla soluzione definitiva;
5) Realizzarlo definitivamente per valutare quanto sia sostenibile nel tempo.
Progettare secondo diverse prospettive significa quindi avere un’ampia visione di insieme. Significa anche trovare una soluzione che duri nel tempo e soddisfi più gente possibile. Non importa che si tratti di servizi o di prodotti: quello che conta è la consapevolezza che non esistono problemi difficili se cambiamo prospettiva.
Vi invito a tenere a mente la conclusione di Elise nel suo intervento: “voi siete creativi, voi siete dei progettisti, tutti lo siamo. Lasciate che la gente come me vi aiuti. Lasciate che la gente con la disabilità vi aiuti ad avere una visione diversa e noi potremo risolvere i più grandi problemi»
Che ne pensate?